Relazionarsi / Educare

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L’inverno lungo del Covid.  Relazioni interpersonali e con gli oggetti della cultura in una stagione difficile. 

“La cultura è relazione, sempre. E’ solo relazione. L’oggetto culturale, se non è in relazione con qualcuno che ne fa qualcosa, non esiste” Franco Lorenzoni (1)

Obiettivo di riflessione: difficoltà e malessere psicologico della nostra attualità, in particolare nel mondo dei giovani. Contributi a confronto.

Come molti provo a  riflettere, attraverso il confronto, sull’allarmante malessere che i giovani stanno manifestando.

 Penso per esempio a un episodio raccontato da Concita De Gregorio (2): la figlia di una sua amica diceva di non voler compiere diciott’anni perchè riteneva di averne “persi” due, quindi per lei non era ora di diventare maggiorenne

Evidentemente si può essere addirittura convinti di non aver vissuto in questi due anni di pandemia.

Tuttavia, per mettere a fuoco la problematica giovanile, credo che non si dovrebbe separarla da quella che viviamo tutti, osservarla come fenomeno a parte.

Dire che i giovani sono il nostro futuro -come spesso si sente- significa in un certo senso che questo futuro è “già” qua adesso: questi stessi bambini che stanno crescendo secondo le decisioni del nostro mondo adulto, sono quelli che domani, adulti, decideranno anche per noi; che allora saremo, quantomeno, vecchi. E se ora, da bambini, potranno sperimentare che le difficoltà e i conflitti si possono superare,  perchè noi adulti li sapremo accompagnare, potranno strutturare fiducia in se stessi e domani essere capaci di scelte equilibrate, forse anche coraggiose; se adesso vivranno rapporti di reciprocità e collaborazione, domani troveranno normale porsi nelle relazioni in modo interlocutorio e costruttivo

Questa consapevolezza io – per esempio – non l’ho certo avuta dal mio primo giorno di insegnamento: ero all’ultimo esame del mio corso di laurea, fresca di concorso; neanche ricordo cos’è stato a mettermi di fronte a quest’evidenza, che però da allora è sempre stata il mio orientamento.

Cercare di inquadrare la problematica giovanile di oggi vuol dire considerarla in relazione alla  società, di cui è parte, e la cosa non è semplice…

 Franco Arminio parla di ”autismo corale”, “siamo tutti insieme ma ognuno sta per conto suo. E’ difficilissimo avere frammenti di comunicazione veri con gli altri: anche quando ci sono, il giorno dopo tutto si dissolve”. (3)

 Edgar Morin  la riassume in poche parole: “[…] Con l’aumento, diciamo quantitativo delle possibilità di benessere materiale si è sviluppato anche un degrado della qualità della vita, con un degrado delle solidarietà tradizionali, una perdita di senso della comunità” (4)

 “Il nostro compito – continua Arminio – è costruire comunità anche minime. Io le chiamo “comunità provvisorie” da fare nel nostro piccolo, nella famiglia,  tra colleghi di lavoro”. (3)

In questi ultimi giorni Gherardo Colombo (5) e Massimo Recalcati (6), si sono espressi a proposito dei gravi segnali di disagio dei ragazzi e si sono rivolti al mondo adulto:

Massimo Recalcati per ricordare di nuovo (lo aveva già fatto all’inizio della pandemia  (7)) che “non ci sarà nessuna generazione Covid a meno che gli adulti non favoriscano questa tetra identificazione”; e per sollecitare appunto il mondo adulto, soprattutto famiglia e scuola, ad intercettare il disagio -messaggio di questi giovani, dar segno di averlo ricevuto e prendersi la responsabilità di rispondere. In questa emergenza psichica, tutto è subordinato alla “cura particolare della relazione” come tentativo di trasformare questo tempo terribile, questo ostacolo, in un percorso formativo, armati di fiducia. 

Anche Gherardo Colombo invita a “lavorare sulla ricostruzione delle relazioni con l’altro”; che da lavorare ce n’è, puntualizza. Non chiama in causa soltanto la scuola: pensa anche ai mezzi di comunicazione pieni d’odio, i social, ma anche molte serie tv che ostentano la violenza.  E come Arminio pensa che si debba “tornare a ricostruire il senso di una comunità”, aggiungendo subito che non è facile.

Anticamente, a proposito di comunità, icontadini si radunavano, nelle sere d’inverno, in un posto caldo, generalmente nella stalla, ognuno con un attrezzo da sistemare, o una maglia da sferruzzare…, ma tutti insieme, nella socialità e nei racconti: storie di vita, magari un po’ romanzate, che dopo tante aggiunte e trasformazioni sapevano di leggenda, ma rinsaldavano il legame di comunità; e la forza che possono avere le parole ce la “dipinge” magistralmente Tonino Guerra parlando di quando, prigioniero in Germania, aveva “saziato” i compagni romagnoli, affamati come lui, col … racconto delle tagliatelle di sua madre; si trova in internet  (8), da non perdere.

Le veglie del lontano passato hanno continuato in qualche modo a vivere anche in seguito, nelle consuetudini e anche in certe espressioni (“Vieni in veglia, dopo cena”) che riproponevano quel senso.

 L’importanza vitale del dialogo, oltre a quella dell’aiuto reciproco, erano legge non scritta della comunità: le porte delle case erano sempre aperte, bastava entrare e sedersi attorno al tavolo per un saluto veloce o una chiacchierata, davanti a quello che di speciale veniva  immancabilmente offerto dalla padrona di casa: la sacralità dell’ospite non era un modo di dire.

Mi riferisco spesso alla cultura contadina perchè è il nostro più immediato passato: vicino negli anni anche se lontano nel tempo,  permette un efficace confronto con quanto stiamo vivendo nel nostro presente e dà la misura di quello che abbiamo perso; chissà che non si possa imparare qualcosa.

 Per il maestro Franco Lorenzoni la classe può essere una comunità: lo diventa quando c’è curiosità reciproca, e cresce se questa curiosità si rinnova.”Per creare comunità, nella mia esperienza, il dialogo è fondamentale; il dialogo e la restituzione del valore del dialogo, cioè il dare dignità al pensiero di tutti” (9). 

Anche nella mia esperienza è stato così.

Come creare comunità attorno agli oggetti culturali a scuola?

Per spiegalo Lorenzoni fa l’esempio del libro: vale se qualcuno lo legge, e visto che la cultura è relazione  è tanto più ricca se di quel libro c’è quello che ognuno ne pensa. In questo modo ognuno capisce di più il libro e contemporaneamente capisce di più ogni singolo compagno – perchè ognuno di loro in quel libro ha letto qualcosa di diverso da quello che han letto tutti gli altri – per cui capendo quello che ognuno ha letto si capisce di più anche ogni singolo compagno, perchè il libro gli fa da specchio.  

“E se riusciamo a fare in modo che la cultura ci faccia da specchio – conclude Lorenzoni – diventa un gioco fantastico: un “rimbalzo” continuo tra gli oggetti culturali [come i burattini storici di queste mie foto, scattate durante una visita  didattica con la classe], la bellezza e la possibilità di  ciascuno di esprimersi.” (9)

Mi sembra perfetta l’immagine del rimbalzo, che avviene senza ostacoli quando la classe vive e lavora ormai armoniosamente, senza più tensioni nè dispersioni, e si può considerare allora che è diventata una comunità. 

E secondo me vale anche per noi adulti: lo stesso Lorenzoni cita queste parole di W. Bion :“Pare che abbiamo bisogno di rimbalzare su un’altra persona, di avere qualcosa che rifletta indietro quello che diciamo prima che possa diventare comprensibile; c’è bisogno a volte di essere presentati a noi stessi” (9)

 Può essere un buon contributo per immaginarla, una comunità; perchè, per costruirla, molto dipende da come la si immagina.

Un elemento essenziale, raccomandato da Recalcati, è l’ascolto. Fortunatamente è d’accordo anche il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi (10).

FONTI / CONSIGLI DI LETTURA, ASCOLTO, VISIONE

1. Silenzio e ascolto per tessere relazioni (Franco Lorenzoni), YouTube

2. Casamatta, di C. De Gregorio. D Repubblica, 08.01.2022

3. Franco Arminio “Non abbiamo che la poesia per aprire gli occhi” J.Gori. CorriereTV, 24.7.2017

4. Edgar Morin, La cultura è il destino comune, M.Molinari. Robinson 24.12.2021

5. Colombo “La pandemia ha fatto esplodere la rabbia Ora i giovani vanno aiutati” di S. De Riccardis. Repubblica, 20.01.2022

6. Ricostruire la fiducia, di M. Recalcati. Repubblica, 24.01.2022

7. No alla Generazione Covid, di M. Recalcati. Repubblica,  23.11.2020

8. Le tagliatelle “raccontate” di Tonino Guerra, M.Viroli. Romagna Post, 21.03.2021

9. La scuola di oggi e domani tra innovazione e inclusione. Webinar Giornata Mondiale Insegnanti

10. Dalla Maturità all’alternanza ora voglio ascoltare i ragazzi per costruire la nuova scuola, di Patrizio Bianchi. Repubblica, 06.02.2022

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Liliana Bonfanti
In città, dopo l'insegnamento, immaginare un progetto di casa in montagna; in montagna, nella natura, ripensare la città: "coniugare il computer e il pero selvatico" come dice Arminio
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